Cosa vedere a Mantova in 2 giorni
i posti più belli da vedere in un weekend
Visitare Mantova è un’allegra scoperta. Quella che fu la città dei Gonzaga non era semplicemente una capitale del Rinascimento, ma una vera e propria superpotenza militare ed economica del Quattrocento, in grado di influire sulla storia europea. Di conseguenza col suo florido passato le cose da vedere a Mantova sono veramente tante. Se a ciò si aggiungono i numerosi festival che ogni anno impreziosiscono la città, allora da meta turistica si trasforma in una capitale culturale in cui tornare e ritornare.
Il fiume Mincio e i Laghi di Mantova
Quando si è alle prese con la pianificazione di un weekend a Mantova di 2 giorni allora l’esplorazione deve iniziare con una passeggiata lungo il Mincio. A parte Venezia, forse nessun altro luogo in Italia ha un rapporto così stretto con l’acqua, e per capire la storia di Mantova, l’aspetto idrografico è molto importante. Nel XII secolo il borgo venne circondato interamente dall’acqua, trasformandolo da un paese su terraferma in un’isola. Il fiume Mincio divenne una sorta di lago per la difesa, diviso in 4 grandi bacini di acqua (Superiore, di Mezzo, Inferiore e Paiolo). Il territorio circostante era raggiungibile solo grazie all’attraversamento del Ponte dei Mulini e il Ponte di San Giorgio. Nel XVII secolo i quattro laghi si trasformarono in malsane paludi: il Paiolo, a sud della città, venne prosciugato donando a Mantova l’aspetto attuale, quella di una sorta di penisola circondata da tre lati dall’acqua. È facile intuire che è assolutamente consigliato un giro in bici intorno a Mantova o una mini crociera lungo il Mincio.
Il Palazzo Ducale di Mantova, casa dei Gonzaga
Fortezza, castello, città o reggia? Il Palazzo Ducale, la casa dei Gonzaga, i signori di Mantova, è immenso, si estende dal Mincio fino alla centrale piazza Sordello. Tutt’oggi è fra le più estese corti di origini tardo-medievali d’Europa e vanta di essere il più grande complesso architettonico museale in Italia. Composto da mille ambienti suddivisi in giardini pensili, strade, torri e cortili, al suo interno sono racchiusi capolavori che hanno scritto la storia dell’arte e le sue sale hanno ospitato i maggiori letterati e artisti di epoca medievale e rinascimentale. Non poteva essere diversamente per un palazzo in cui ogni singola parete racconta storie epiche ed eroiche gesta, un luogo così intriso di cultura e meraviglie che subito fa pensare alla materializzazione del palazzo enciclopedico di Borges, in cui sembra essere contenuto tutto il sapere dell’umanità, almeno fino allo scoccare del Seicento.
Il Castello di San Giorgio e la Camera degli Sposi
Con la sue torri e l’aspetto di fortezza, il Castello di San Giorgio è sicuramente l’edificio più riconoscibile del Palazzo Ducale, ed è praticamente folle visitare Mantova senza passare in uno dei suoi ambienti più noti: la straordinaria Camera degli Sposi affrescata da Andrea Mantegna fra il 1465 e 1474. La si potrebbe definire una vera e propria “Gonzagalogia”: qui infatti tra fughe prospettiche, tende dipinte che volano al vento e giochi illusionistici, viene rappresentato Ludovico II di Gonzaga con la sua corte, un vero manifesto politico del loro potere e splendore. Se in questa sala ci si sentirà osservati non bisogna preoccuparsi. Avendo qui il Mantegna applicato i principi prospettici cardini del Rinascimento, lo sguardo di persone e animali sembreranno seguire il visitatore. Niente paura. Anche se sembrano vivi, sono solo dipinti.
La Corte Vecchia, La Corte Nuova e Piazza Sordello
Le restanti meraviglie del Palazzo Ducale si snodano fra le due corti. La Corta Vecchia riserva sorprese a dir poco spettacolari come i lussureggianti giardini pensili che rialzati ben 12 metri al di sopra di Piazza Sordello, si affacciano all’esterno della Sala dei Fiumi: qui sono rappresentati i fiumi del territorio mantovano (Po, Oglio, Chiese, Mincio, Secchia), mentre sulla volta è rappresentato Fetonte che chiede il Carro ad Apollo, episodio tratto dalle metamorfosi di Ovidio. Il colpo d’occhio della sala cade sulle due grotte all’inizio dalla sala che sembrano trasferire la forza d’acqua all’interno della sala. Prima di visitare questi due ambienti si sarà rapiti dal soffitto della Stanza dello Zodiaco: la volta è blu notte e le costellazioni zodiacali ruotano intorno alla dea lunare Diana. Una meraviglia di rara bellezza dipinta nel 1580 da Lorenzo Costa il Giovane. E se le sale degli arazzi sono un tuffo nell’arte di Raffaello, che ne disegnò i cartoni, la sala di Pisanello è un tuffo nel mondo cavalleresco medievale. La Corte Nuova è perfetta per gli appassionati del mondo classico. Nelle sue stanze si rincorrono episodi chiave della Grecia Antica.
Piazza Sordello e Piazza delle Erbe
Piazza Sordello è il salotto della città, qui si può vedere il Palazzo Ducale in tutta la sua imponenza e sempre qui si dipanano i lunghi porticati di cui sono ancora visibili gli affreschi di festoni, giochi d’edera e finti marmi. Fa da quinta alla vicina Piazza delle Erbe la Casa del Mercante, fatta edificare nel 1455 da Giovanni Boniforte da Concorezzo, la cui facciata, un tempo ornata di piccole foglie, impreziosisce con il suo stile veneziano la città. All’ombra della rinascimentale Torre dell’orologio, vi è una delle chiese più antiche di Mantova dalla storia assai curiosa, la Rotonda di San Lorenzo. Edificata nel 1083 per volere di Matilde di Canossa, venne sconsacrata cinquecento anni dopo subendo poi una rapida decadenza che la portò quasi a scomparire nelle stratificazioni successive. Recuperata e liberata dagli edifici fra cui era scomparsa, venne riedificata e riconsacrata nel 1926 offrendo allo spettatore il suo spettacolare interno romanico a pianta circolare.
Basilica di Sant’Andrea
Quando si è alle prese con la costruzione di un itinerario per visitare la città, il secondo giorno si può aprire con la visita alla Basilica di Sant’Andrea. Il Duomo è l’esempio massimo dell’amore dei Gonzaga per la monumentalità e l’architettura classica, non a caso venne progettata da quel Leon Battista Alberti architetto e intellettuale impegnato nel recupero degli stilemi della Roma Antica. Lo si nota dalla facciata che ingloba una sorta di Arco di Trionfo che poi ritorna come tema portante della lunghissima ed elegante volta a cassettoni che corre lungo tutta la sezione longilinea del tempio. Nel suo sfarzoso interno vi è la tomba di Andrea Mantegna, ma soprattutto nella cripta è custodita un’importantissima reliquia: il sangue di Cristo, portato dal cieco centurione Longino a Mantova, dopo aver trafitto il costato di Gesù. Secondo la leggenda alcune delle gocce di sangue caddero sugli occhi di Longino, guarendolo dalla cecità e facendolo convertire al Cristianesimo.
Chiesa di San Sebastiano
Dalla Basilica parte una via diritta che porta a Palazzo Te, lungo il quale si ha la possibilità di visitare un altro iconico tempio di Leon Battista Alberti, oggi adibito a famedio dei Caduti per la patria: la Chiesa di San Sebastiano. A differenza di Sant’Andrea che è a croce latina, San Sebastiano presenta una raffinata croce greca e i complicati lavori per la sua costruzione durarono quasi 70 anni, dal 1460 al 1529. Come per tutte le opere dell’Alberti anche questo tempio ha come punto di riferimento il mondo classico, si pensa infatti che si ispirò ai martyria paleocristiani e alle tombe monumentali romane, ricorrenti negli aspetti decorativi del prezioso edificio. Prima di imbattersi nella Chiesa di San Sebastiano, si può scorgere la splendida Casa di Andrea Mantegna, il pittore amato dai Gonzaga, oggi sede di esposizioni e mostre.
Palazzo Te
Quando si cercano informazioni per organizzare un weekend a Mantova, uno dei nomi che torna più frequentemente è Giulio Romano, architetto e pittore di spicco del Manierismo e allievo del Raffaello. Suo lo splendido cortile della Cavallerizza nel Palazzo Ducale, sue le Pescherie, un loggiato risalente al Cinquecento per il commercio del pesce, oggi rivitalizzato da emozionanti illuminazioni artistiche, ma soprattutto suo è Palazzo Te. Nato come villa di delizie, qui l’ingegno dell’artista si scatena creando nuove soluzioni architettoniche e, pittoricamente parlando, un beffardo mondo di sensualità e classicismo, svago e tradimenti abitato da dei, ninfe, satiri e giganti. Se nella Sala dei Cavalli Giulio Romano immortala per l’eternità i destrieri amati dai Gonzaga, dipingendoli con tanto di effetto tridimensionale, è nella Sala dei Giganti e in quella di Amore e Psiche che il suo nome entra nell’Olimpo dei grandi maestri. Entrambi gli episodi richiamano episodi del mondo classico. Della prima sala colpisce il genio inventivo che lo porta a creare un vorticoso movimento pittorico che culmina con Zeus che scaglia i suoi lampi contro i ribelli giganti sui quali la sala sembra collassare. Più erotico e legato alle Metamorfosi di Apuleio la storia di Amore e Psiche in cui Giulio Romano segue alla perfezione la lezione del maestro Raffaello con momenti di grazia pittorica e cromatica che lasciano letteralmente incantati.
Mangiare a Mantova: zucca, salumi, salami e salamelle
Usciti dal Palazzo Ducale ci si trova catapultati nel centro storico della città. Qui ci si rende conto che di luoghi da vedere a Mantova ce ne sono tanti, ma forse ancora di più ce ne sono da assaggiare. Nei ristoranti del centro si potranno scoprire le mille delizie dei suoi piatti tradizionali che hanno la loro regina nella zucca mantovana, sempre perfetta per i caratteristici tortelli e i risotti a base di riso vialone nano, coltivato in queste terre da secoli. Salumi, salami e salamelle locali sono sempre accompagnati da schiacciatine e pane ricciolino e da un buon bicchiere di Sabbioneta, il profumato e giovane vino rosso locale. Infine qui gli amanti della sbrisolona potranno godere di numerose variazioni sul tema di quello che è il dolce tipico mantovano.